Povertà e miseria.

“La povertà, lo spogliamento materiale, l’oppressione inflitta dal più forte di sé, sono difficili da sopportare. Sono propriamente insostenibili però – le famiglie del Quarto Mondo ce lo insegnano tutti i giorni – il disprezzo, il continuo ricordo di essere un inferiore e totalmente inutile. È intollerabile di essere trattati, anche dai proprio vicini, come un uomo senza dignità. «Ci considerano come dei meno di niente… non siamo dei cani, per essere insultati in tal modo al comune…». La differenza fra povertà e miseria è là. L’uomo miserabile è in una situazione insopportabile, considerato di scarsissimo conto o anche peggio: un essere nefasto che non sarebbe mai dovuto nascere, mentre nel più profondo di lui, egli sa che è pure un uomo. Volere la dignità, sognare di essere qualcuno e vederselo rifiutare anche da coloro che non sono molto più ricchi di sé, come i vicini, il droghiere, il fattore… è quella la miseria. Ed è quel che segna la frontiera fra povertà e esclusione”.

Padre Joseph Wresinski in Beati voi i poveri, Edizioni Cana, 1985, pagina 27.

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