Scrivere la storia dei più poveri

Estratto del libro I Poveri sono la Chiesa, pp. 23-24. Perché bisogna scrivere la storia depi poveri giorno dopo giorno ?

Ogni parola valida ha d’altronde diritto alla scrittura, diritto di essere messaggio per altri uomini, soprattutto quando essa proviene dai più sfavoriti. Accedere alla scrittura, è anche entrare nella storia. Se perveniamo a scrivere il messaggio del Quarto Mondo, faremo avanzare la sua causa.

Di più, io sono un uomo di Chiesa e la mia vita le è consacrata. Persino le mie idee, i miei pensieri non mi appartengono. Allo stesso modo, la mia azione presso i più sprovvisti non è mia. Essa appartiene alla Chiesa, questo almeno è il mio desiderio più profondo. Quel che ho fatto nella mia vita di sacerdote, l’ho intrapreso nell’idea di aiutare a costruire la Chiesa.

Bisognava che io ponessi delle pietre le une sulle altre. Era più che introdurre i più poveri nella Chiesa, più che renderla presente alla loro liberazione. Dovevo piazzare queste famiglie alla sua stessa base, nelle sue fondamenta.

È una delle ragioni per le quali io ho sempre voluto scrivere la storia dei più poveri, giorno per giorno. Lo faccio dagli anni ’60 con coloro che mi circondano, nella certezza di trovare, là, la realtà essenziale della Chiesa. Mi è stato eppure necessario del tempo per scoprire, strada facendo, la chiamata, l’angoscia di Dio che si esprime nella miseria e nella sofferenza del Quarto Mondo.

In I Poveri sono la Chiesa, Jaca Book, Milano, 2009, pp. 23 e 24.

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