Cambiare le regole del gioco

– (…) Fra riforma e rivoluzione, Lei cosa sceglie?

È davvero questo il punto? I più poveri hanno visto tante rivoluzioni e tante riforme che non gli hanno portato niente. Sia le une che le altre costituiscono sempre un modo per ridistribuire le carte fra coloro che già erano ammessi al gioco. Per coinvolgere nuovi giocatori, non è sufficiente ridistribuire le carte: bisogna cambiare le regole del gioco. Al Movimento viene spesso rimproverato che non prende parte al gioco, che non partecipa con i soliti giocatori. È così, il Movimento porta un nuovo giocatore al tavolo da gioco e questo preoccupa un po’ tutti.

Come scegliere da che parte stare nel dibattito tra riformisti e rivoluzionari? Il nostro dovere è di chiedere agli uni e agli altri: dove sono i più poveri? In questo senso, il Movimento assume il ruolo di sentinella. Rivolgendo a tutti la domanda sui più poveri, esso afferma la propria convinzione che tutti debbano contribuire all’elaborazione di nuove regole. Ecco due principi che al momento attuale non hanno corso. Prendere in considerazione la fragilità dei nostri sistemi e delle nostre ideologie, cioè accettare la necessità di valutare tutte le nostre azioni in relazione agli esclusi: non è certo un valore nuovo per la nostra società, ma non è mai stato applicato. Affermare che tutti i nostri concittadini, tutti i partiti e tutti i sindacati, tutte le nostre istituzioni e le Chiese sono tenuti a contribuire alla ricerca, all’inserimento dei più poveri nel proprio tessuto: neanche questa è una cosa nuova. Ma neanche tale tentativo di unificazione per gli esclusi fa parte delle regole del gioco nel mondo attuale.(…)

Non si tratta di indicare il cambiamento di questo o quel dettaglio, magari più importante di altri e che richiederebbe uno sforzo più difficile. Ciò che fa paura è smettere di sezionare gli uomini riducendoli a problemi. Il cambiamento auspicato è quello di assumere pienamente la dignità dei poveri, utilizzando il loro pensiero come punto di riferimento per tutte le nostre politiche e facendo delle loro speranze il punto di riferimento di qualsiasi azione. Una rivoluzione del genere nel pensiero e nello sguardo sull’uomo, una società intera che si identifica con le richieste dei più poveri, queste sono le cose che spiazzano il mondo intero. Porsi in ogni istante, ad ogni svolta del cammino la domanda: «Che cosa avete fatto di me?», ecco, questo sgretola tutte le sicurezze intellettuali e materiali. Bisognerebbe costruire sulla base di sicurezze di ben altra natura. Questo è il ribaltamento delle priorità di cui parla il Movimento.

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