I miei genitori, li trattano come bambini

Estratto di “Parole per il domani”, Città Nuova, Roma, 2001, pp. 29-33

Il fango, il caldo torrido delle bidonvilles... E un universo a gabbia, dove tutti possono venire a consigliare, rimproverare, minacciare, dove tutti intervengono su tutto e per tutto : il lavoro, l’igiene, il bilancio familiare, il numero dei figli… dove il primo venuto si crede incaricato di anima, corpo e cuore. Il bambino guarda tutta questa gente che viene a casa sua, che rimprovera suo padre, che dà consigli a sua madre, che minaccia l’uno e l’altra : « Avete un convivente », « Spendete troppo », e quasi sempre, aggiungono : «… Non è per me, a me non importa… ma è per i vostri figli. Se continuate, ve li toglieranno…» Stavolta, il bambino si sente coinvolto… Sa che su di lui pesa la minaccia e, perché non abbia illusioni, gli metteranno la mano sulla testa e si sentirà dire : « Vorresti che ti si portasse all’Assistenza Pubblica ? »

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Quel giorno, il bambino ha guardato intorno a sé con gli occhi ingranditi da tanta paura, quegli occhi pieni di quel che porta in sé di parole terribili, di cose viste… Non ha pianto, non piange più. D’altra parte, non è già troppo vecchio per piangere ? Non sa che è sempre la stessa cosa quando i grandi parlano a suo padre e a sua madre ? Soltanto, c’è una cosa che non capisce : perché la gente non parla così con la droghiera, il maestro di scuola, la fornaia o con il Parroco ? Un giorno, ha sentito dire dei suoi genitori che erano come dei bambini… Forse sarà per questo che si comportano così con loro ?

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La bambina giocava a palla… La bambina, è Elisabetta, 8 anni. È caduta e non ha gridato. Hanno voluto tastarle il braccio e, anche allora, non ha pianto, ma il suo lamento era così profondo che allora tutti si son resi conto che il braccio era rotto. La nonna, sgomenta, prende la bambina e, senza aspettare altro, un vicino la porta all’ospedale. Elisabetta non ha pianto durante tutto il tragitto. Non si piange a otto anni.

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L’ospedale… la sala bianca… una signora vestita di bianco… È pulito ! Come tutto è pulito ! Parole gentili della signora bianca : « Come ti chiami ? » « Dove abiti ? » « Ah, bene… » Silenzio. D’un tratto, vede le mani della bambina, le mani che, nel suo sgomento, la nonna aveva dimenticato di lavare prima di venir via, le mani non viste fino al momento in cui si è saputo che Elisabetta abitava nella bidonville vicina. Allora, la signora prima così gentile, cambia tono : « Come sei sporca ! Non è una vergogna avere le mani così sporche ? » « Bah ! dice un’altra signora bianca arrivata nel frattempo, sono tutti uguali laggiù, sono tutti sporchi. Non è una disgrazia avere genitori così ? »

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Questa volta, Elisabetta che non aveva gridato né pianto da quando era caduta si è messa a singhiozzare… La tenera età, il braccio dolorante, lo sguardo d’uccello impaurito… Tutto questo è svanito davanti alle mani sporche di una bambina di bidonville e, dato che malgrado tutto, la piccola piange, le metteranno ancora la mano sulla testa e le diranno : « Povera piccola ! » Eppure, Elisabetta non è infelice. Ha una mamma, un papà che le vogliono un gran bene. Fanno di tutto perché sia felice.

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A Natale, il suo papà ha ridipinto una vecchia carrozzina per la sua bambola e a volte, la sera della paga, le porta dei dolciumi. Spesso sua madre si è sacrificata per lei. Un giorno, ha sentito dire, quando suo padre era in ospedale, che sua madre si privava perché lei e i suoi fratelli avessero della carne, poiché temeva che s’ammalassero anche loro. Allora, perché l’altro giorno ha sentito una signora dire, parlando di suo padre e di sua madre : « Quella gente ! Sono come… Fanno un mucchio di figli per i soldi. » Lei non riesce a capire come sua madre si sacrifichi per lei e, allo stesso tempo, possa guadagnare del denaro grazie a lei. Ha sentito anche, mentre suo padre era malato, che qualcuno gli ha dato del fannullone Suo padre non ha risposto niente, ma la sera, è ritornato molto tardi ed ha urlato forte, molto forte. Sua madre, anche lei, ha urlato molto forte : contro il vicino che veniva dall’Algeria, che doveva starsene laggiù, che faceva bere suo marito. L’indomani, dalla sua amichetta Elisabetta ha saputo che era da lei che suo padre la sera prima era stato fino a tardi e che i due uomini avevano pianto. Fa un certo effetto, sapere che un uomo piange. Lei pensava che solo i bambini piangessero. Allora forse è vero che suo padre è un bambino ! Come è tutto complicato ! È un uomo… ed è un bambino. Si sacrifica per i suoi figli… e guadagna denaro grazie a loro.

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Un’altra volta, dietro la staccionata, due donne parlavano e dei tratti della conversazione arrivavano fino a lei : « Quella gente ! Non amano i loro figli, sono attaccati a loro solo con le viscere. E un amore animalesco. » Tutto il giorno l’hanno cercata, e la sera è ritornata a casa senza una parola, l’aria scontrosa. E ancora una volta di più, ha taciuto Ma dal suo letto, sentiva la mamma dire al papà : « No, ricordati di quando eri all’Assistenza Pubblica, che grande disgrazia è stata per te… I nostri figli hanno una madre ; non voglio che vadano in colonia… » Poi, esprimendo la sua vera ragione : « E poi se non ce li ridanno più ? … » Elisabetta si è addormentata. Nel suo sogno, cerca il viso di una vera mamma, visto che quella signora diceva che la sua non era vera.

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Elisabetta è comunque andata in colonia. Ritorna dall’Inghilterra con gli altri bambini. In treno, durante tutto il giorno, ha rifiutato di mangiare, e ha messo da parte panini, dolci, caramelle : sono per la mamma. Il treno rallenta sulle rotaie. Uno scossone e si ferma. Nelle sue braccia, alla meno peggio, Elisabetta tiene le piccole cose del suo pasto… « Mamma, mamma, » ha gridato. Gli altri bambini sono già accanto alle loro madri. Elisabetta avanza poi si ferma. Di colpo impallidisce, la sua mamma non c’è. Sua madre, infatti, stanca, provata dalla sesta gravidanza, la morte nel cuore, è stata ricoverata per due mesi nel Centro Pauline Rolland. Allora, porge alla sorvegliante che l’accompagna le sue caramelle, i dolci, i panini, tutto quello che aveva conservato per la sua mamma : « Tieni, prendi… »

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Nella roulotte, Elisabetta e sua madre hanno ricevuto la visita di una signora. Lei stessa subito dopo mi confidò : « E spaventoso, quella bambina detesta sua madre. » Non le ho risposto. A che pro rispondere ? È talmente difficile capire certe cose !

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