Prossimità e distanza

“In relazione alla miseria, sono necessarie contemporaneamente la prossimità e la distanza. La prossimità, poiché i molto poveri sono il nostro denominatore comune, quel che ci unisce, la nostra ragion d’essere. La distanza, nella misura in cui essi devono poterci fare progredire costantemente in quel che noi, noi stessi, siamo. La causa del Movimento – e questa è la fortuna più grande che esso abbia – sono, contemporaneamente, delle persone che soffrono e un popolo in marcia, che ci obbliga ad avanzare.

Le persone ci impediscono di fare del popolo un oggetto di lotta, un pretesto, un alibi. Esse ci obbligano a vivere secondo il loro ritmo, a fare nostri i battiti del loro cuore, della loro Speranza e del loro pensiero. Il popolo, proprio il popolo, ci obbliga a restare noi stessi, degli uomini e delle donne cui esso possa dire: «Voi farete tutto quel vorrete, ma non potrete mai comprendere, perché non avete vissuto quel che noi viviamo». Se non potesse dirci ciò, noi non saremmo obbligati a dargli la parola. I poveri hanno il diritto di controllo, di correzione; essi possono esercitarlo solamente se ciascuno resta al suo posto”.

in I Poveri sono la Chiesa, Jaca Book, Milano, 2009, p. 183

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